mercoledì 14 novembre 2018

Dibattito sulla Chiesa del 12_11_2018

Si è tenuto lunedì 12 novembre 2018 il secondo incontro del percorso di dialogo e riflessione sulla Chiesa proposto dalle cinque parrocchie gioiesi, finalmente di nuovo insieme per un progetto comune. 
Per cominciare un breve momento di ascolto e preghiera di un testo intitolato «Amare la chiesa».
All'inizio erano pochi i partecipanti, tanto che qualcuno ha scherzosamente ipotizzato che alcuni abbiano avuto paura di essere interrogati sulle tracce di riflessione proposte. Chiaramente non era quello il fine dell'iniziativa, come specificato anche da don Marino nella sua introduzione, che ha ripercorso velocemente i temi affrontati nel corso della prima serata prima di dare spazio agli interventi del pubblico, che provo a riassumere,  sperando di non stravolgerne il senso. 



Grazia V. - Mi è piaciuto il lavoro di presentazione della gerarchia. Tornerei sul concetto di grazia di stato, che ci infonde la dignità di popolo di Dio. 
Nel popolo di Dio i laici sono uguali al clero, con compiti differenti. 
Sant'Agostino diceva «per voi sono vescovo, con voi sono cristiano, ricordando sia il proprio ruolo a servizio dei fedeli, sia la comune appartenenza al popolo di Dio. 
A volte si creano barriere e incomprensioni. I pastori hanno il dovere di richiamarci, perché è umano sbagliare, non perché siamo bambini da educare.

Gaetano - Il Papa insiste su una chiesa che sia popolo di Dio, che sia missonaria. 
  • Dovremmo riscoprire: il legame tra famiglia e comunità; 
  • la fede come esperienza di incontro con Cristo vivo; 
  • il nostro ruolo di accompagnamento personae dei giovani e dei ragazzi, l'essere per loro un punto di riferimento. 
Oggi la parrocchia fatica a essere luogo di referimento per i giovani, a dialogare con loro. La creazione di centri di formazione per i giovani potrebbe essere un'esperienza utile. In una parrocchia deve esserci la comunione dei carismi ossia la collaborazione tra gruppi diversi. Non si deve andare ognuno per conto suo. Sarebeb importante valorizzare le feste patronali per l'evangelizzazione e ripetere e valorizzare esperienze come la Tenda dell'Incontro. 

Angelo F. - Valorizzare l'interparrocchialità, carismi e talenti diversi capaci di convivere nell'unità.
Dare maggiore spazio al coro interparrocchiale, anche durante le feste patronali, per renderlo strumento di evangelizzazione in alternativa ai soliti cantanti. 
Dovremmo evitare le contrapposizioni tra istituzioni ecclesiali e carismi, ricordando quanto scritto da papa Giovanni Paolo II sulla necessità di comunione tra doni gerarchici e doni carismatici. 
Necessità di collaborare, superando il campanilismo parrocchiale che spesso ci fa rinchiudere nel nostro guscio e ci impedisce di lavorare insieme. 

Enzo C. - Il cuore del cristianesimo è l'unità, la comunione nell'amore, il «che siano una cosa sola» spesso auspicato da Gesù. 
Siamo chiamati ad approfondire la nostra fede, a vivere i sacramenti non come un'esperienza solo individuale. La confessione e gli altri sacramenti hanno una valenza comunitaria. La purificazione non serve solo a me, ma anche a tutta la comunità, perché se una parte del corpo soffre, soffre tutto il corpo 
Quante volte prego per i fratelli sconosciuti e non solo per me?
L'amore fraterno è una luce potente di diffusione del Vangelo. 

replica di don Marino 
Per grazia di stato intendiamo una grazia diversa concessa a ciascuno di noi in base agli incarichi ricoperti all'interno della chiesa. 
Per esprimere l'unità nella diversità della Chiesa possiamo fare l'esempio della preghiera durante la messa. Ogni comunità prega per il proprio vescovo, responsabile della diocesi in cui viviamo, ma tutti insieme preghiamo per il Papa, in qualunque luogo del mondo ci troviamo. 
Spesso nella chiesa si discute su chi debba avere l'ultima parola tra la gerarchia e il carisma, su chi abbia maggiore l'autorità. La prospettiva è sbagliata. Non si tratta di stabilire chi comanda. L'obbedienza all'interno della Chiesa significa rimandare a un altro la responsabilità ultima di fronte a Dio e riconoscere che possa aiutarci a crescere nella Fede. 
Spesso abbiamo difficoltà a decifrare cosa sia la Comunità. 
La religione è diversa dalla Fede. Come nella parabola del seminatore, il seme è sempre valido, ma se trova un terreno sfavorevole, se la Parola viene accolta in maniera diversa, i frutti cambiano. 
Il gruppo, il movimento, l'associazione sono solo una parte della nostra esperienza parrocchiale, spesso elitario e conseguenza di una scelta. 
La parrocchia invece deve essere aperta a tutte le esperienze, non deve essere colorata solo dalla propria appartenenza a un gruppo. 
Il livello base per tutti deve essere la spiritualità diocesana, le altre esperienze devono essere solo complementari. 
La comunione dei santi ha una dimensione orizzontale sulla terra, la comunione con i fratelli e una dimensione verticale conb Dio e con i defunti. 

don Giuseppe D.C. - La grazia di stato non viene dal battesimo, ma deriva dall'ufficio che uno svolge nella chiesa, secondo la comunione che è alla base della Chiesa. La Chiesa affida a tutti il mandato di evangelizzare (missionarietà della Chiesa) non perché va lontano, ma per l'ufficio che svolge, il continuo servire il popolo di Dio. 
Se non c'è comunione non esiste la Chiesa. Non possiamo allontanarci o dividerci, la Chiesa è fatta di popolo, non è una elite. 
Facciamo attenzione a contrapporre carisma e autorità. Ogni carisma è dato per il bene di tutti, per svolgere un servizio maggiore e più completo. 
Chiesa è tale quando tutte le membra servono a tutto il corpo. 
In questo incontro si è spesso citata la definizione di papa Giovanni XXIII della «chiesa come fontana del villaggio», ma ci sono anche altre sue espressioni meno note come quella della «chiesa come ottavo sacramento». 
Dobbiamo mettere in atto l'unità perché tutti insieme siamo una cosa sola. Abbiamo una vocazione comune al battesimo, a essere cristiani, parte della comunità. Nella comunità mi realizzo come cristiano e do quel che Dio mi ha donato per la mia realizzazione piena. 
Carismi diversi, ma che vanno messi insieme perché uno diventa servizio all'altro. I gruppi ecclesiali a volte creano divisione, concorrenza, ci distolgono dall'essere Chiesa per pensare solo al nostro piccolo. 

Gianni F. - Abbiamo bisogno di un aiuto per riflettere sull'importanza dei sacramenti dell'ordine e del matrimonio, vissuti nel quotidiano. La famiglia, la coppia viene spesso considerata solo un oggetto da catechizzare e non un soggetto da valorizzare. don Marino Il laicato comprende anche i single che altrimenti non avrebbero collocazione. 

don Innocenzo M. - Papa Francesco usa oggi spesso per la chiesa l'immagine dell'ospedale da campo. La Fede si vive in atto, quando siamo coinvolti in un'esperienza. 
Ci sono spesso difficoltà a trasmettere la fede ai giovani. 
A Gioia c'è molto campanilismo tra le 5 parrocchie e raramente si riesce a lavorare insieme. 
Spesso chi fa parte di una comunità dichiara «sono nato qua», faccio parte di questa parrocchia da sempre, si è sempre fatto così , un discorso che esclude gli altri dall'appartenenza parrocchiale e impedisce ogni tentativo di cambiamento. 



Giovanni Z. - Parlo a nome dello staff di UPGO, un sito interparrocchiale nato alcuni anni fa dall'intuizione di tre ragazzi del Sacro Cuore, molto competenti in ambito informatico. Un'esperienza che è andata avanti con alterne fortune fino a qualche mese fa, quando è stato necessario chiudere il vecchio sito, ormai diventato obsoleto. Come staff abbiamo avviato un percorso di rinnovamento, creando un nuovo spazio più semplice, costituito da 5 blog parrocchiali interconnessi tra loro. Abbiamo più volte chiesto ai parroci la loro opinione su questa esperienza, se ritengano opportuno andare avanti, ma finora non abbiamo recepito una risposta univoca. 
Il mondo digitale, come ribadito anche durante l'ultimo sinodo dedicato ai Giovani, può essere una straordinaria opportunità di evangelizzazione. UPGO non è il nostro giocattolino, è un servizio per le comunità parrocchiali gioiesi e con il vostro aiuto potremo renderlo migliore e più efficace.. 

Anna D.M. - Non è facile mettere insieme comunione gerarchica e ubbidienza. Dobbiamo imparare a lavorare insieme, anche se non condividiamo le idee della gerarchia. Non dobbiamo pensare alla persona, con cui può anche esserci un disaccordo o un'incomprensione, ma al suo cammino, al viaggio che stiamo percorrendo insieme.
La parola «gerarchia» forse fa pensare a qualcosa di duro, di imposto. Occorre trovare un linguaggio nuovo senza tradire la fonte. 
La fraternità è un obiettivo da raggiungere. 
La comunità parrocchiale è oggi spesso influenzata dal mondo, talvolta i nostri comportamenti e atteggiamenti non sono diversi da quelli dell'odierna società dell'apparire. 
Si è perso il senso della speranza in una vita migliore (dimensione Paradiso). 
C'è mancanza di coerenza tra parole e azioni. 
Non c'è una continuità pastorale, viviamo camini spezzettati. Un progetto segue l'altro senza un criterio. Siamo disorientati. 

Al termine dell'incontro don Marino ha ribadito l'importanza della dimensione diocesana, che deve avere la precedenza sulle iniziative parrocchiali Importante stabilire rapporti di fraternità con gli altri sacerdoti (e con i laici). 
Vista l'importanza degli argomenti don Tonino ha suggerito di rendere questi incontri meno episodici e di riprenderli all'interno delle comunità parrocchiali. 

Il prossimo appuntamento si svolgerà il 10 dicembre 2018 presso la chiesa di san Francesco alle ore 19.30; dopo tante parole un momento di preghiera, occasione per metterci in ascolto della Parola di Dio e sentirci Chiesa, essere una cosa sola davanti all'altare.

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